Restauro della facciata e del chiostro

Per cominciare

I materiali, le tecniche, il quadro fessurativo e gli scenari ci danno la “lettura dei prospetti” effettuata incrociando i dati dell’osservazione diretta con quelli derivanti da fonti bibliografiche ed archivistiche, permette di progettare in maniera critica gli interventi di restauro delle facciate. La consapevolezza delle cause di una lesione, se patologiche o semplicemente fisiologiche, o ancora il riconoscimento della diversità dei paramenti murari in quanto appartenenti ad epoche successive permette di avere piena consapevolezza e controllo delle scelte progettuali.


Prospetto ovest


Tale prospetto è un palinsesto che testimonia quasi tutte le fasi costruttive del manufatto. Si nota la presenza di elementi della tradizione costruttiva locale quali archi di scarico in corrispondenza di cavità antropiche già esistenti all’epoca di costruzione del Seminario. Alcune finestre sono state modificate rispetto al disegno originario: si nota il dettaglio alla base della cornice differente rispetto a quello che caratterizza le finestre del piano nobile. Tale modifica non è stata apportata alle finestre poste oltre il volume settecentesco, dettaglio che avvalora l’ipotesi che tale trasformazione, insieme al balcone, sia successiva alla seconda metà del Settecento. Sul paramento relativo all’ampliamento “Di Macco” è leggibile l’intervento che prevede l’aggiunta del secondo piano e dell’ultima rampa di scale il cui paramento si accosta al muro adiacente senza ammorsatura. Si notano anche i segni dell’intervento di Baldoni: l’assetto delle nuove coperture, la sagoma della superfetazione rimossa in copertura e si ipotizza la localizzazione di alcuni interventi di consolidamento.
Discorso a parte meritano le lesioni: si distinguono lesioni patologiche, dovute a probabili dissesti da sisma, cedimenti in fondazione, inefficacia o sottrazione di vincoli, e le lesioni fisiologiche, riferibili ad assestamenti in fase di costruzione, di trasformazione o a cicli termo-igrometrici. Per il caso in oggetto, non si osserva un quadro fessurativo rilevante e le lesioni sono in gran parte di carattere fisiologico. Nell’angolo nord-ovest del prospetto si nota un allentamento dei giunti in corrispondenza del volume aggiunto (probabilmente nell’Ottocento) per allineare la facciata del seminario con la facciata della chiesa; sempre in corrispondenza di quest’area, al piano terra, si osserva una lesione in corrispondenza dell’attacco delle due volte lapidee, segno che testimonia l’accostamento di due fasi differenti e non una particolare precarietà strutturale; si notano infine lesioni nel punto di connessione tra ampliamento ottocentesco e preesistenza.



Prospetto sud


Evidenti sono gli speroni aggiunti per sopravvenuti cedimenti strutturali, forse dovuti alle cavità sottostanti. Sono osservabili vani già esistenti con le annesse cavità all’epoca dell’ampliamento settecentesco, poiché probabilmente i costruttori furono costretti a seguire l’allineamento da essi dettato e ciò spiegherebbe il disallineamento rispetto all’impianto dell’edificio esistente a quel tempo.
Le murature sono in calcarenite, detta anche Tufo di Matera, la cui facile lavorabilità ha consentito alle maestranze l’uso di blocchi perfettamente squadrati, sbozzati in cava e lavorati a piè d’opera. Le differenze tra i paramenti riguardano gli spessori e la compattezza. Le tomografie soniche mostrano come le murature ottocentesche si presentino meno compatte di quelle più antiche: ciò può essere dovuto sia al materiale utilizzato per riempire gli interstizi tra i blocchi nella sezione muraria (terra pressata o scaglie di tufo), sia alla presenza di giunti di malta più spessi. Alla luce di queste considerazioni, si può affermare che il quadro fessurativo che interessa il fabbricato non è imputabile a dissesti in atto su cui bisogna intervenire, bensì, in gran parte dei casi, le lesioni rappresentano evidenze delle trasformazioni storiche del Palazzo.
Dallo studio emerge sinteticamente che gli scenari di danno previsti sono:
1) Secondo ordine della facciata della chiesa: non è accertata la qualità dell’ammorsamento di questo muro alle pareti ortogonali e la parte sommitale risulta libera da vincoli ortogonali; il rosone è considerato il punto più debole; inoltre, il corpo dell’orologio si presenta in forma di vela svettante su tutti i lati e per queste ragioni può ritenersi elemento di vulnerabilità della facciata.
2) Parete del chiostro esposta a ovest: questo muro, spesso 40 cm, non è collegato ai setti contigui e supporta delle volte a padiglione senza l’apporto di tiranti; poiché però non sono visibili al momento segni di cinematismi in atto, si rimanda la progettazione dell’intervento di miglioramento sismico al finanziamento suddetto.
3) Parete sud-est del fabbricato: su questo muro si impostano possenti volte a botte, non vincolate da alcun tirante; il muro sembra ben dimensionato, ma a favore di sicurezza è necessario verificare la capacità di questa parete edificata in due fasi distinte temporalmente in cui è di certo presente una discontinuità (anche se non direttamente visibile). Come detto in precedenza il corpo svettante della soprelevazione è stato oggetto di consolidamento, ma la localizzazione di questi presidi antisismici, tuttavia, non è accertata in tutte le pareti; si provvederà, quindi, ad un eventuale intervento nell’ambito del finanziamento suddetto.